- Che studi?
- Il ruolo dei poeti nel Risorgimento.
- Ah-ah...e che facevano? andavano a combatte?
Tanto siamo pure in tema perché è ancora 2011, e quindi ancora centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia. Perché l'Italia, nonostante tutto, è unita. Ancora.
Okay, ci può stare che i letterati (poeti, scrittori, ma anche studenti di lettere e insegnanti) siano presi poco in considerazione quando si tratta di affrontare problemi pratici, che vanno dall'aggiustare una lampadina a combattere una guerra. Però c'è stato un periodo in cui non è stato così, e non tutti lo sanno. Durante il risorgimento non lo è stato. Molti poeti, ora poco conosciuti a dire il vero, non solo scrivevano poesie patriottiche in cui "urlavano" all'armi all'armi!, ma poi quelle armi le prendevano e andavano a combattere. A parte alcuni casi: come immaginarsi Leopardi alle prese con un fucile mentre combatte contro gli austriaci? Molto più consono immaginarsi le risate ironiche suscitate dai suoi versi: L’armi, qua l’armi: io solo / Combatterò, procomberò sol io. Come insegna Corrado Guzzanti, Leopardi morirà di gobba, non certo combattendo. Per fare qualche esempio, tra i più noti: Ugo Foscolo si arruola nella Guardia Nazionale e poco dopo rimane ferito a Cento, poi è arrestato perché ritenuto spia austriaca, partecipa alla battaglia di Novi, rimane di nuovo ferito nella battaglia per la difesa di Genova; Ippolito Nievo partecipa all'insurrezione di Mantova, alla rivolta di Livorno, partecipa all'impresa dei mille con la nomina di "intendente di prima classe", affondò con la nave che riportava i documenti della spedizione dei mille; Berchet partecipa ai moti insurrezionali del 1821; Goffredo Mameli, da subito (anche perché non ebbe molto tempo) fu seguace di Mazzini, partecipa alle cinque giornate di Milano. Muore in seguito alle ferite riportate nella battaglia per la difesa della repubblica romana, il 6 luglio del 1849. Due mesi dopo avrebbe compiuto ventidue anni.
- Sì, in effetti andavano a combatte.
Ma, a pensarci bene, il ruolo più importante lo ebbero, se così si può dire, nella teoria e non nella pratica (come stereotipo vuole). Con la miriade di inni, poesie, canzoni, che scrissero in tempo reale, durante gli infervorati anni del risorgimento italiano. Quindi forse la risposta più corretta sarebbe:
- Sì, in effetti andavano a combatte. Ma soprattutto scrissero un sacco di poesie.
Un libro molto interessante, sul tema, è quello Alberto Mario Banti: La nazione del risorgimento. Ve lo consiglio.
e non dimentichiamoci quelli che scrivevano, combattevano e riscrivevano. potrà sembrare banale, ma parlo di "si sta come d'autunno sugli alberi le foglie" !!!
RispondiEliminahai ragione! Il genere della (auto)biografia viene usato moltissimo dai patrioti (più o meno famosi), che sentono un'urgenza testimoniale: io c'ero.
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