A volte mancano le parole per descrivere una situazione. No, non è l'inizio di un post che vuole narrare l'incredibile, anzi l'innefabile. Dico proprio sul serio, a volte non ci stanno le parole. In effetti mi sono espresso male, avrei dovuto meglio dire: a volte manca una parola. Ad esempio non c'è una parola che significhi "mi sono alzato alle sette", e non c'è perché non ce n'e mai stato bisogno. Non intendo dire che non ci sia una persona che in qualche epoca si sia alzata alle sette e che magari abbia sentito la necessità di esprimerlo, anzi. Intendo dire che questa persona, in questo caso, direbbe "mi sono alzato alle sette" senza pensare "cavolo se ci fosse una parola per dire "mi sono alzato alle sette" sarebbe molto meglio". Se fosse stato molto meglio, probabilmente quella parola sarebbe esistita. Perché le lingue sono così: se hanno bisogno di qualcosa ce l'hanno. Molte lingue sono morte perché quello che avevano non bastava più alle persone, perché altre lingue erano più utili o perché le persone a forza di usare le lingue le hanno un po' cambiate, a seconda di come erano più utili.
Comunque in una lingua il verbo è la parola più importante. Tant'è che non esistono lingue senza verbi (a parte il Kēlen, ma solo perché se la sono inventata apposta nel 1980. Non mi risulta che sia insegnata in qualche scuola o che qualcuno che vuole essere preso sul serio la usi). I latini l'avevano capito così bene che "verbum" significava "parola". Senza verbi non solo non si va da nessuna parte, ma non puoi neanche dirlo (puoi dire "tutti là no" o "tutti qui non là", ma non è la stessa cosa, è decisamente peggio). I verbi sono importanti perché ti dicono cosa sta succedendo, e, in questo mondo, succede sempre qualcosa. In qualsiasi momento stai facendo qualcosa. Per riuscire a non fare veramente niente devi morire, e allora non avrai bisogno di parole, né tantomeno di verbi. è per questo che i morti non parlano. Magari ti stai decomponendo, o puzzi, ma questa è una cosa che riguarda i vivi. Anche se sono molto importanti i verbi non ci sono tutti, anzi la maggior parte non esistono. Abbiamo scelto quelli più utili, per esprimere altre cose usiamo un po' più di parole.
Quando sono arrivati i pomodori e le patate dall'America in Europa, nessun europeo ha detto "finalmente sono arrivati i pomodori e le patate", avrà piuttosto detto "che roba è? come si chiama?". In Itaia qualcuno avrà detto più o meno così "questi gialli [i pomodori tanto tempo fa erano gialli] e a forma di mela potremmo chiamarli pomi d'oro, ma per sbrigarci facciamo pomodoro, e quest'altre gialle...non sembrano niente, come le chiamavano in America? ah batata? vabeh allora noi la chiamiamo patata."; in Francia qualcuno avrà detto più o meno così "dunque queste gialle escono dalla terra e potremmo chiamarle "pomme de terre"...questi altri invece..come li chiamavano in Amrica? ah tomati? allora noi li chiamiamo tomatoe". In Inghilterra non si sono sforzati più di tanto e l'hanno chiamati tomato e potato.
Insomma se non c'è una parola e ne abbiamo bisogno ce la inventiamo oppure la rubiamo a qualche lingua che già ce l'ha. Quelle che non servono non ce le inventiamo, che tanto non ce le ricorderemo mai tutte. Per ricordarsele tutte bisognerebbe essere Funes, che però non è mai esistito veramente. Borges ha scritto la storia di Funes, che era un tale che si ricordava tutto. Poteva ripercorrere con la mente istante per istante la sua vita, non lo faceva perché gli sarebbe occorso tutto il tempo che aveva vissuto fino a quel momento. Funes si stupiva anche che ci fosse una sola parola per indicare un albero illuminato dalla luce di mezzogiorno e lo stesso albero illuminato dalla luce delle sette di sera. è sicuramente vero che quell'albero cambia a seconda della luce che lo illumina, ma Funes non si sarebbe stupito se avesse avuto la memoria degli uomini, che a volte non trovano neanche le parole che esistono.
Tutto questo per dire che l'altro giorno volevo "non scrivere", anzi stavo "non scrivendo", nel senso che mi stavo trattenendo dal farlo. Cioè che l'avrei fatto ma stavo appositamente non facendolo, quindi stavo proprio "non scrivendo". Ma se non ci sono verbi per dire le cose che uno fa (tipo per "lavarsi i denti" non c'è un verbo) figurati se ci sono per le cose che uno non fa.
Fatto sta che ne avevo bisogno.
Forse nel mondo di Funes esisterebbero tutte le parole del mondo (di Funes), quindi infinite parole e nessuno farebbe fatica a ricordarle. Ma poi sarebbero troppe, e sarebbero tutte uguali. Non lascerebbero neanche un piccolissimo spazio all'interpretazione di chi le legge, o chi le ascolta. Troppa definizione. Sarebbe funesto.
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