L'altroieri, alla feltrinelli di Roma sulla via Appia, c'era la presentazione del libro più dvd de 'La pecora nera'. Fra le altre cose si è parlato del fatto che siamo sempre accompagnati da un suono, una musica di sottofondo o anche un semplice ronzio, e a volte neanche ce ne accorgiamo, perché è un rumore costante, e ci facciamo l'abitudine: quanti di noi presenti alla presentazione, per esempio, si sono accorti del rumore del condizionatore della feltrinelli? Eppure, facendoci caso, si sentiva anche quando Celestini ha ricominciato a parlare del suo film. Un suo amico gli ha raccontato che nell'albergo dove alloggiava, a New York, si era accorto che in tutte le sale e i corridoi c'era un ronzio costante. Nelle camere c'era un interretture per regolarne il volume, o spegnerlo. Ma in tutto l'albergo c'era continuamente questo ronzio, che serviva per non far sentire il traffico esterno. Cioè tu senti il ronzio, ti ci abitui e non lo senti più, però intanto il ronzio ha ovattato i clacson e i motori di fuori.
Un paio di anni fa, ero dal dentista. Io avevo finito, mentre mio padre era ancora sulla poltrona del paziente. Quando entrai vidi lui (seduto e con uno specchietto in mano intento a vedere la differenza tra il suo dente nuovo e tutti gli altri), il dentista e l'assistente erano in piedi, vicino alla poltrona. C'era qualcosa di familiare nella stanza, e non mi riferisco a mio papà. Per un attimo stettu in piedi a fissare qualcosa a caso cercando di capire perché quella sala mi faceva pensare a quando andavo a scuola, da piccolo, accompagnato da mia madre. Ci misi un po' per riuscire a sentire che, non so da dove, proveniva a bassissimo volume una canzone che ascoltavo sempre, appena entrato nella macchina di mamma e dopo aver messo la solita cassetta. Era un suono lievissimo, quello che basta per annullare un silenzio che dal dentista non deve esserci. Ci misi un po' a riconoscere 'my name is luka' di Suzanne Vega. In quel momento ascoltavo la canzone e i miei pensieri, mentre le chiacchiere del dentista e dell'assistente erano il sottofondo. Fino a quando la voce dell'assistente non disse il mio nome. L'attenzione si spostò dalla canzone alla sua bocca, che però aveva finito di parlare. Mi era parso di cogliere un tono interrogativo. Ma cosa mi aveva chiesto? Forse vedendomi concentrato, magari fissando mio padre o il dentista o lei stessa senza accorgermene, mi aveva chiesto un parere su qualcosa. Ma su cosa? Cosa dovevo rispondere? Dissi solo: "beh, c'è anche una bella canzone". L'assistente e il dentista mi guardarono perplessi. Forse loro non la stavano ascoltando.
Si commento sempre io lo so...no per dire che anche io l'avevo sentito il rumore dell'aria condizionata là alla feltrinelli e c'ho fatto caso perchè quando mi allenavo a basket c'era lo stesso rumore dentro la palestra...bella El(firmate!)
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